La Letteratura Del Porto
Nella Letteratura una delle figure retoriche chiave è sicuramente la metafora, una delle più utilizzate e più comuni.
Il porto è stato molteplici volte oggetto di figura retorica, essendo il più delle volte affiancato alla figura di "posto sicuro", derivante dal fatto che una delle funzioni principali del porto è proprio quella di proteggere le imbarcazioni da tempeste o mareggiate. Un posto sicuro per marinai e viaggiatori.
Altre volte però lo stesso porto rimanda come metafora alla "morte", intesa come fine del viaggio o fine di un percorso, che può essere quello della vita.
Ad esempio come viene usata la figura del porto da Ugo Foscolo in In morte del fratello Giovanni :
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
Di gente in gente, mi vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
Il fior de' tuoi gentili anni caduto:
La madre or sol, suo dì tardo traendo,
Parla di me col tuo cenere muto:
Ma io deluse a voi le palme tendo;
E se da lunge i miei tetti saluto,
Sento gli avversi Numi, e le secrete
Cure che al viver tuo furon tempesta;
E prego anch'io nel tuo porto quiete:
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l'ossa mie rendete
Allora al petto della madre mesta.
Di gente in gente, mi vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
Il fior de' tuoi gentili anni caduto:
La madre or sol, suo dì tardo traendo,
Parla di me col tuo cenere muto:
Ma io deluse a voi le palme tendo;
E se da lunge i miei tetti saluto,
Sento gli avversi Numi, e le secrete
Cure che al viver tuo furon tempesta;
E prego anch'io nel tuo porto quiete:
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l'ossa mie rendete
Allora al petto della madre mesta.